Sicilia (20)

Le degustazioni di quest’anno confermano lo stato di grazia dell’enologia siciliana e la sua vivacità, con lusinghieri risultati dei brand più affermati e di altre realtà, anche di piccole e medie dimensioni, che migliorano di anno in anno. Un fenomeno a parte, di cui con piacere diamo conto, è l’emergere di non poche cantine cooperative, ancora non molto note a critica e grande pubblico, che hanno presentato vini di tutto rispetto, dimostrando una visione qualitativa del prodotto fino a poco tempo fa impensata. È crescente, poi, l’utilizzo della Doc Sicilia, capace di caratterizzare e rendere immediatamente distinguibili sui mercati internazionali le etichette dell’isola. Insieme alle altre Doc, più o meno note, come il Faro.

 

Cerasuolo di Vittoria Cl. Dorilli ’13 – Planeta

Cerasuolo di Vittoria Cl. Giambattista Valli Paris ’11 – Feudi del Pisciotto

Contea di Sclafani Riserva del Conte ’10 – Tasca d’Almerita

Etna Bianco A’ Puddara ’13 – Tenuta di Fessina

Etna Rosso Arcurìa ’13 – Graci

Etna Rosso Calderara Sottana ’13 – Tenuta delle Terre Nere

Etna Rosso San Lorenzo ’13 – Girolamo Russo

Etna Rosso V. Barbagalli ’12 – Pietradolce

Etna Rosso Zottorinotto Ris. ’11 – Cottanera

Faro ’13 – Le Casematte

Harmonium ’13 – Firriato

Lorlando ’14 – Alliata

Marsala Sup. Semisecco Targa 1840 ’04 Ris. – Florio

Sicilia Bianco Maggiore ’14 – Rallo

Sicilia Deliella ’13 – Feudo Principe di Butera

Sicilia Nero d’Avola Saia ’13 – Feudo Maccari

Sicilia Noà ’13 – Cusumano

Sicilia Rosso Ramione ’13 – Baglio di Pianetto

Tancredi ’11 – Donnafugata

Timperosse Mandrarossa ’14 – Settesoli

 

 

Puglia (13)

La Puglia si conferma in crescita nonostante qualche ombra legata all’annata 2014. Per quanto riguarda le note positive vanno sottolineati almeno due aspetti: quello economico e quello qualitativo. Il successo sui mercati, in particolare quelli esteri, continua senza rallentamenti. Due i brand vincenti: il Primitivo, ormai un passe-partout che suggella il successo di vini ricchi di frutto e toni speziati, freschi, non troppo tannici, raramente maturati in legno. L’altro è il magico nome Salento, sotto il cui ombrello troviamo tutta la produzione del Grande Salento, area più vasta rispetto a quella storica, che ingloba tutta la parte peninsulare della regione sotto direttrice Bari-Taranto, a prescindere dal vitigno e dalla zona di produzione.

In questo contesto le Denominazioni di origine, però, stanno perdendo importanza. Ma la crescita qualitativa è palpabile proprio nei territori delle denominazioni d’origine. Gioia del Colle e Manduria propongono vini competitivi nel panorama nazionale e internazionale, forti di una tipicità mediterranea che li rende unici. Faticano le altre due denominazioni importanti della regione, Salice Salentino e Castel del Monte, la prima impegnata in una difficile ricostruzione del profilo del vino e del territorio; mentre la seconda è preda della confusione generata dalla sua stessa struttura e da quella legata all’uva più significativa del territorio, il nero di Troia, che stenta a trovare una vera identità.

Le difficoltà riguardano la produzione di bianchi e rosati. In particolare questi ultimi, un comparto importante della vitivinicoltura pugliese, hanno sofferto l’annata 2014, con vini al di sotto della media degli scorsi anni. In chiusura torniamo sulla questione delle bottiglie ultrapesanti, che molti produttori riservano ai loro vini di punta. È uno spreco e una pratica che va contro l’idea di un’agricoltura sostenibile, che non porta alcun beneficio.

 

Castel del Monte Rosso V. Pedale Ris. ’12 – Torrevento

Gioia del Colle Primitivo 17 Vign. Montevella ’12 – Polvanera

Gioia del Colle Primitivo Et. Nera Contrada San Pietro ’13 – Plantamura

Gioia del Colle Primitivo Marpione Ris. ’11 -Viglione

Gioia del Colle Primitivo Muro Sant’Angelo Contrada Barbatto ’12 – Chiaromonte

Masseria Maime ’12 – Tormaresca

Negroamaro ’13 – Carvinea

Primitivo di Manduria Raccontami ’13 – Futura 14

Primitivo di Manduria Talò ’13 – Cantine San Marzano

Primitivo di Manduria Zinfandel Sinfarosa ’13 – Racemi

Salice Salentino Rosso Per Lui Ris.’13 – Leone De Castris

Salice Salentino Rosso Selvarossa Ris. ’12 – Cantine Due Palme

Torre Testa ’13 – Tenute Rubino

 

 

Alto Adige (27)

Poco più di 5mila ettari vitati e ben 27 Tre Bicchieri (17 bianchi, 9 rossi e un passito), circa uno per ogni 200 ettari a vigneto, più che in ogni altra zona d’Italia, con l’unica eccezione della Valle d’Aosta. I motivi? Suolo, mesoclima e vitigni tanto diversi tra loro (qui la vite si trova tra i 250 e i 1.000 metri), ma anche e soprattutto il fattore umano. Dalle grandi famiglie del vino ai Kellermeister della cantine sociali: la sensibilità alla qualità è diffusa un po’ ovunque.

 

Il risultato è, oggi, sotto gli occhi di tutti: un gran numero di etichette capaci di confrontarsi con il meglio della produzione nazionale e internazionale. La voglia di emergere anche all’estero è un altro punto saliente del percorso virtuoso degli altoatesini, e forse è per questo che stanno nascendo vini nuovi di altissimo profilo prodotti in tirature esigue. Poche bottiglie eccezionali che rappresentano la punta di un iceberg, composto dal centinaio di etichette paragonabili con il meglio dell’offerta internazionale. Ecco l’elenco dei Tre Bicchieri:

 

Cabernet Sauvignon Cor Römigberg ’11 – Alois Tenutae Lageder

Cabernet Sauvignon Lafòa ’12 – Cantina Produttori Colterenzio

Gewürztraminer Auratus Crescendo ’14 – Tenuta Ritterhof

Gewürztraminer Brenntal Ris. ’12 – Cantina Produttori Cortaccia

Lago di Caldaro Cl. Sup. Leuchtenburg ’14 – Erste+Neue

Lagrein Abtei Muri Ris. ’12 – Cantina Convento Muri-Gries

Lagrein Castel Ringberg Ris. ’11 – Elena Walch

Lagrein Staves Ris. ’12 – Tenuta Kornell

Lagrein Taber Ris. ’13 – Cantina Bolzano

Moscato Giallo Passito Serenade ’12 – Cantina di Caldaro

Müller Thurgau Feldmarschall von Fenner zu Fennberg ’13 – Tiefenbrunner

Pinot Bianco Praesulis ’14 Gumphof – Markus Prackwieser

Pinot Bianco Sirmian ’14 – Cantina Nals Margreid

Pinot Bianco St. Valentin ’13 – Cantina Produttori San Michele Appiano

Pinot Bianco Tyrol ’13 – Cantina Meran Burggräfler

Pinot Nero Trattmann Mazon Ris. ’12 – Cantina Girlan

Santa Maddalena Cl. ’14 – Pfannenstielhof – Johannes Pfeifer

Sauvignon ’13 – Franz Haas

Terlano Nova Domus Ris. ’12 – Cantina Terlano

Terlano Sauvignon Tannenberg ’13 – Manincor

Valle Isarco Riesling ’14 – Taschlerhof – Peter Wachtler

Valle Isarco Riesling Praepositus ’13 – Abbazia di Novacella

Valle Isarco Sylvaner ’14 – Kuenhof – Peter Pliger

Valle Isarco Sylvaner R ’13 – Köfererhof – Günther Kerschbaumer

Val Venosta Riesling ’14 – Tenuta Unterortl – Castel Juval

Valle Isarco Sylvaner ’13 Garlider – Christian Kerschbaumer

Trias ’14 – Ignaz Niedrist

 

 

Molise (1) e Calabria (3)

Due regioni per quattro premi. Questa la situazione per due aree che ancora non riescono a sviluppare appieno le loro potenzialità. Da una parte il Molise: un territorio di confine, tra Abruzzo e Campania, che sembra fatto apposta per la viticoltura, ma ancora i risultati non sono quelli sperati: vini spesso ingenui, in bilico tra un eccesso di rusticità e tanta voglia di enologia moderna. Vitigni portati dalle regioni limitrofe e la tintilia, il vero autoctono molisano, affascinante nei suoi sentori rustici e nervosi di frutto, capace di dare vini succosi e vitali, troppo spesso interpretata cercando potenza e sentori di legno internazionali. Il difficile 2014 ha portato meno cantine in assaggio, ma anche la bella novità di Tenimenti Grieco, convincente con vini moderni e ben fatti. I Tre Bicchieri vanno al Don Luigi, dell’inossidabile Di Majo Norante, in questa edizione molto buono e sapido, tra fittezza e nerbo. Dispiace per una terra dalle grandi potenzialità e dalla tradizione antica, che non trova quella centratura enologica. Ma qui e lì si scorgono nuove prospettive.

Ancora poco centrata anche la produzione della Calabria, nonostante la sua storia enologica: probabilmente la prima regione d’Italia a coltivare la vite e a produrre vino in modo moderno. Ma la ricchezza ampelografica – quasi trecento cloni sinora catalogati tra gli autoctoni calabresi – e il passato enologico, non bastano. La Calabria è, per quantitativi, il fanalino di coda tra le regioni italiane e anche se moltissimo è stato fatto, anche dal punto di vista qualitativo, ancora stenta a decollare, pur avendo le carte in regola per territori e clima. Anche quest’anno due dei tre vini premiati con i Tre Bicchieri arrivano dal comprensorio di Cirò. Nel resto della regione l’andamento è a macchia di leopardo, in particolare nel cosentino dove tantissime nuove aziende hanno fatto un buon esordio, anche se molte sono ancora legate a un modello stilisticamente superato, che guarda più alla concentrazione e alla potenza che all’eleganza e alla finezza. C’è un tema su cui, invece, la Calabria è in prima linea, ed è quello della sostenibilità, non solo come biologico e biodinamico, ma anche come energie rinnovabili e riduzioni di gas serra.

 

Molise

 

Molise Rosso Don Luigi Ris. ’12 – Di Majo Norante

 

Calabria

 

Grisara ’14 – Roberto Ceraudo

Magno Megonio ’13 – Librandi

Moscato Passito ’14 – Luigi Viola

 

 

Valle d’Aosta (6) e Basilicata (3)

La Valle d’Aosta del vino offre uno dei panorami più affascinanti sotto il profilo dei paesaggi e delle varietà autoctone. Non troverete in nessun’altra regione d’Italia (e in pochissime nel mondo) vigne oltre i 1.200 metri di quota. Nessun altro terroir può vantare una tradizione di viticoltura di montagna plurimillenaria come quella valdostana. Il fascino di questi vini antichi, vere sfide alla natura, ci ripaga anche dell’unico neo di questa bella storia, la difficoltà di reperimento legata all’esiguità di queste produzioni. Quest’anno c’è una crescita, particolarmente sensibile tra quei produttori che cercano di esprimere le potenzialità di queste straordinarie vigne d’alta quota e dei vitigni autoctoni valdostani.

 

La Basilicata è una delle terre più belle d’Italia e tra le meno conosciute. Due affacci sul mare, il massiccio del Vulture, Matera con i suoi Sassi, patrimonio mondiale Unesco e Capitale Europea della Cultura nel 2019. E uno dallo straordinario potenziale enologico. Il grande vino della regione è l’Aglianico del Vulture, denominazione d’origine tutelata dal 1971, Docg con la tipologia Aglianico Superiore dal 2010. Il territorio è la parte settentrionale della provincia di Potenza, una fascia di quindici comuni che sale verso le pendici del Vulture, che arriva a 1327 di quota. Per una scelta dei viticoltori, le aziende debutteranno tutte insieme con l’uscita dell’Aglianico Superiore Riserva 2011 nella prossima edizione della guida.

 

Valle d’Aosta

 

Valle d’Aosta Chambave Moscato Passito Prieuré ’13 – La Crotta di Vegneron

Valle d’Aosta Chardonnay Cuvée Bois ’13 – Les Crêtes

Valle d’Aosta Petite Arvine ’14 – Elio Ottin

Valle d’Aosta Pinot Gris ’14 – Lo Triolet

Valle d’Aosta Pinot Noir Semel Pater ’13 – Maison Anselmet

Valle d’Aosta Syrah ’13 – Rosset Terroir

 

Basilicata

 

Aglianico del Vulture Il Repertorio ’13 – Cantine del Notaio

Aglianico del Vulture Serpara ’10 – Re Manfredi – Terre degli Svevi

Aglianico del Vulture Titolo ’13 – Elena Fucci

 

 

Liguria (6)

Annata particolare il 2014. Eccellente all’estremo Ponente, mentre in altre zone s’è salvata solo grazie alla coda dell’estate. Partiamo dalla Riviera di Ponente dove il microclima ha preservato il territorio dalle copiose piogge estive. Qui, oltre al Pigato e al Vermentino, nasce il più importante rosso della Liguria, il Dolceacqua. Un vino che racconta un territorio unico, fatto di piccole vigne terrazzate strappate alla montagna. Quest’anno solo un prodotto sul podio ma la denominazione ha raggiunto un livello complessivo straordinario. Merito anche della coesione e la determinazione di questi produttori nell’ultimo decennio.

 

All’estremo Levante, invece, i produttori sono intervenuti più volte in vigna per salvaguardare le uve minacciate dalle piogge insistenti, per fortuna poi è arrivato un settembre mite e asciutto, e chi ha avuto nervi saldi e ha saputo attendere è stato premiato. Tre i produttori della provincia di La Spezia che si aggiudicano i Tre Bicchieri, mentre da Imperia arrivano poi due eccellenti Pigato. Tra le novità degli ultimi anni in regione, infine, c’è un interesse crescente per gli spumanti, ancora in ricerca di qualità e identità.

 

Colli di Luni Vermentino Et. Nera ’14 – Lunae Bosoni

Colli di Luni Vermentino Il Chioso ’14 – Picedi Benettini

Colli di Luni Vermentino Il Maggiore ’14 – Ottaviano Lambruschi

Dolceacqua Sup. Vign. Posaù ’13 – Maccario Dringenberg

Riviera Ligure di Ponente Pigato Albium ’13 – Poggio dei Gorleri

Riviera Ligure di Ponente Pigato U Baccan ’13 – Brun

 

 

Lombardia (22)

Il quadro della Lombardia è complesso e ricco. In prima linea c’è lo spumante, 14 dei vini premiati provengono da Franciacorta e Oltrepò Pavese. La prima fa la parte del leone, anche per varietà di stili e di annate. Un tempo la zona era una roccaforte dello chardonnay, ma oggi molte delle cuvée più interessanti hanno per protagonista il pinot nero, in purezza o meno. È il caso delle Bollicine dell’Anno, lo spettacolare Vintage Collection Dosage Zèro Noir ’06 di Ca’ del Bosco, che festeggia il traguardo della quarta stella, ovvero i quaranta Tre Bicchieri in carriera.

 

L’Oltrepò Pavese è un territorio grande dove convivono diversi terroir, uve e tradizioni, dalla spensierata Bonarda ai rossi di struttura fino all’eccellente metodo classico. Su queste cuvée si sta creando la moderna identità della denominazione, che trova nel pinot nero il vitigno d’eccellenza, sia come spumante sia come vino rosso. Ma il territorio ha grandi potenzialità ancora inespresse. La Lombardia peròè molto altro ancora. La Valtellina con le sue vigne eroiche a ridosso delle Alpi ci regala cinque memorabili vini, il Lugana, che nonostante la difficile annata 2014, stacca la cedola dei Tre Bicchieri; ma tutta la zona merita un plauso per l’impegno e la crescita tecnica ed agronomica degli ultimi anni.

 

Brut ‘More ’11 – Castello di Cigognola

Brut Farfalla – Ballabio

Brut Nature – Monsupello

Franciacorta Brut Cru Perdu ’04 – Castello Bonomi

Franciacorta Brut Extreme Palazzo Lana Ris. ’07 – Guido Berlucchi & C.

Franciacorta Brut Naturae ’11 – Barone Pizzini

Franciacorta Dosage Zéro Noir Vintage Collection Ris. ’06 – Ca’ del Bosco

Franciacorta Dosage Zero Secolo Novo Ris. ’08 – Le Marchesine

Franciacorta Dosaggio Zero Ris. ’08 – Lo Sparviere

Franciacorta Extra Brut ’09 – Ferghettina

Franciacorta Extra Brut Vittorio Moretti Ris. ’08 – Bellavista

Franciacorta Nature – Enrico Gatti

Lugana Molin ’14 – Cà Maiol

OP Pinot Nero Brut 1870 ’11 – F.lli Giorgi

OP Pinot Nero Giorgio Odero ’12 – Frecciarossa

OP Pinot Nero Noir ’12 – Tenuta Mazzolino

Pinot Nero Brut 64 ’11 – Calatroni

Valtellina Sfursat 5 Stelle ’11 – Nino Negri

Valtellina Sfursat Fruttaio Ca’ Rizzieri ’11 – Aldo Rainoldi

Valtellina Sup. Dirupi Ris. ’12 – Dirupi

Valtellina Sup. Sassella Rocce Rosse Ris. ’05 – Ar.Pe.Pe.

Valtellina Sup. Sassella Sommarovina ’13 – Mamete Prevostini

 

 

Sardegna (13)

La 2014 è stata un’ottima annata in Sardegna. Il segnale arriva dalle zone bianchiste, ma alcune indicazioni giungono anche da territori più vocati per i rossi, con le etichette d’annata in uscita. Andiamo per ordine: la Gallura offre una serie di vini di assoluto equilibrio, dosati di alcol, freschi e dai profumi che rispecchiano in pieno la zona di provenienza. Ma non c’è solo il nord est dell’Isola: alcuni Vermentino di Sardegna provenienti da vari territori riescono a essere tipici e affascinanti e non sfigurano se confrontati con quelli della Docg.

 

Oltre al Vermentino arrivano conferme dal Semidano di Mogoro, dal Nuragus di Cagliari, dalla Vernaccia di Oristano (anche grazie a tipologie di produzione diverse) e dai vitigni aromatici a bacca bianca, con la Malvasia di Bosa e il Nasco di Cagliari a far la differenza, sebbene siano sempre i soliti (pochi) produttori che credono in queste varietà.

 

Prestazione importante anche per i rossi, col Cannonau di Sardegna che si conferma un grande vino mediterraneo, sia in versione Riserva sia giovane. I più interessanti arrivano dalla Barbagia e dall’Ogliastra. Ma c’è bisogno di una profonda modifica al disciplinare che valorizzi tutti i territori del Cannonau in Sardegna. Buone notizie anche dal Sulcis, con i Carignano che garantiscono qualità e costanza, mentre sarebbe ideale avere delle indicazioni più precise dalle altre varietà a bacca rossa presenti sull’Isola (ma soprattutto dalle loro aree più vocate) come bovale, muristellu, cagnulari, nieddera o monica.

 

Barrua ’12 Agricola Punica

Cannonau di Sardegna Cl. D53 ’12 Cantina Dorgali

Cannonau di Sardegna Cl. Dule ’12 Giuseppe Gabbas

Cannonau di Sardegna Mamuthone ’12 Giuseppe Sedilesu

Capichera ’13 Capichera

Carignano del Sulcis Buio Buio Ris. ’12 Mesa

Carignano del Sulcis Sup. Terre Brune ’11 Cantina di Santadi

Turriga ’11 Argiolas

Vermentino di Gallura Canayli V. T. ’14 Cantina Gallura

Vermentino di Gallura Sup. Maìa ’14 Siddùra

Vermentino di Gallura Sup. Monteoro ’14 Tenute Sella & Mosca

Vermentino di Gallura Sup. Sciala ’14 Vigne Surrau

Vermentino di Sardegna Stellato ’14 Pala

 

 

Lazio (7)

Sono un paio d’anni che il Lazio del vino manda inequivocabili segnali positivi abbandonando finalmente qual livello medio che, per anni, non si è spinto oltre la sufficienza. Aziende piccole e grandi, nomi nuovi e realtà storiche propongono oggi etichette davvero interessanti. E se quello scorso è stato l’anno della viticoltura di Ponza e del grechetto nel Viterbese, quest’anno è il momento di Anzio e del bellone, che finora non riuscivano a esprimersi a un livello in grado di interessare un pubblico non strettamente locale.

Nonostante l’annata difficile il grechetto ha riservato comunque qualche bella sorpresa e la Tuscia si afferma come area di bianchi da dove arriva una delle aziende new entry dei Tre Bicchieri. L’altro nuovo vertice rappresenta un tassello importante al riposizionamento della denominazione Frascati ed è il frutto di un lavoro di 15 anni per realizzare un Frascati di alto livello.

Il bellone, come dicevamo, ha saputo esprimersi raggiungendo i vertici e un bel lavoro arriva che da aziende storiche della regione e anche dalla zona limitrofa di Roma, con la Tenuta di Fiorano.

 

Antium Bellone ’14 – Casale del Giglio

Baccarossa ’13 – Poggio Le Volpi

Fiorano Bianco ’13 – Tenuta di Fiorano

Frascati Sup. Eremo Tuscolano ’13 – Valle Vermiglia

Grechetto ’14 – Trappolini

Grechetto Poggio della Costa ’14 – Sergio Mottura

Montiano ’13 – Falesco

 

Trentino (10)

Il TrentoDoc tiene alta l’immagine del Trentino enologico in Italia e nel mondo. 41 aziende, grandissime realtà o piccole cantine artigianali. Più di 100 etichette assaggiate, oltre 20 nelle degustazioni finali, e 7 sul gradino più alto, quello dei Tre Bicchieri, con una piacevole novità: la new entry Opera, dinamica giovane realtà della Valle di Cembra, che si unisce a maison storiche. Un risultato che testimonia l’ottimo lavoro del comparto vitivinicolo trentino e la una cura delle uve di chardonnay (e pinot nero in misura crescente) delle basi spumante.

Sono i vini della “rinascita” della seconda fermentazione, che hanno creato lo stile delle bollicine di montagna, anzi dolomitiche. Vini ricchi di nerbo acido, puliti e scorrevoli, di grande mineralità, capaci di maturare per anni sui lieviti acquistando profondità ed eleganza. E tutto questo in assenza di alcune etichette di prestigio, come il Riserva del Fondatore Giulio Ferrari o il Flavio della Rotari, ancora sui lieviti in attesa della sboccatura.

Diversa è la situazione dei vini fermi della tradizione. Solo il San Leonardo del marchese Guerrieri Gonzaga mantiene la sua fama e la tradizionale eleganza. I riscontri sul Teroldego sono altalenanti, colpa dell’annata – ma mancano all’appello diverse versioni ancora in affinamento – e di qualche forzatura nelle maturazioni. Anche tra i bianchi è mancata l’emozione anche se diverse etichette hanno raggiunto le finali e non mancano begli esempi, come tra i vignaioli cembrani, artigiani della vigna e veri custodi di questo difficile territorio. Tra i dolci un grande vino della tradizione trentina: il Vino Santo, che nel nome ricorda i graticci sui quali le uve nosiola della Valle dei Laghi appassiscono fino alla settimana di Pasqua.

 

San Leonardo ’10 – Tenuta San Leonardo

Trentino Müller Thurgau V. delle Forche ’14 – La Vis/Valle di Cembra

Trento Brut Altemasi Graal Ris. ’08 – Cavit

Trento Brut Domini Nero ’10 – Abate Nero

Trento Brut Dosaggio Zero Opera Ris. ’08 – Opera Vitivinicola in Valdicembra

Trento Brut Methius Ris. ’09 – F.lli Dorigati

Trento Brut Riserva del Fondatore 976 ’05 – Letrari

Trento Dosaggio Zero Ris. ’10 – Nicola Balter

Trento Extra Brut Lunelli Ris. ’07 – Ferrari

Vino Santo Arèle ’06 – Pravis

 

Abruzzo (14)

Anche quest’anno la quarta regione per produzione di vino porta a casa un buon risultato: le cantine valutate aumentano (oramai sono un centinaio), così come la qualità diffusa, tanto per le grandi cantine quanto per le cooperative e le piccole aziende. I vini assaggiati sono sempre più buoni e precisi, dai solidi Montepulciano d’Abruzzo, ai poetici Trebbiano, sino agli irruenti autoctoni bianchi. E testimoniano una riscoperta delle radici e di tecniche tradizionali, in cui fermentazioni spontanee, biologico, biodinamico, sono un gesto agricolo naturale. I quindici vini premiati raccontano questa varietà, che ci porta dalle coste dell’Adriatico sino a lambire i ghiacciai appenninici. È una squadra di vini eterogenea per provenienza, ma simile per qualità.

Va tutto bene allora? No, ci sono delle zone d’ombra. L’Abruzzo non è ancora percepito dal mercato come un importante distretto enologico per via di quel profilo da grandi numeri e poca ambizione e la corsa al massimo ribasso: un esempio? Il Montepulciano è tra i vini più venduti in Italia, con aumenti costanti delle percentuali, e altrettanto costanti diminuzioni del prezzo medio per bottiglia. Manca uno sforzo comune per rientrare di diritto nei grandi terroir di vino, mentre ancora l’ottanta per cento del prodotto abruzzese continua a essere imbottigliato fuori regione. Qualcosa può cambiare ancora, anche perché non basta più fare vini buoni, bisogna saperli raccontare, visto che i mercati sono sempre più in cerca di riconoscibilità e paesaggio.

 

Abruzzo Pecorino ’14 – Tenuta I Fauri

Montepulciano d’Abruzzo ’13 – Tiberio

Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo Le Cince ’14 – Nicoletta De Fermo

Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Adrano ’12 – Villa Medoro

Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Pieluni Ris. ’10 – Dino Illuminati

Montepulciano d’Abruzzo M Ris. ’11 -Cantina Tollo

Montepulciano d’Abruzzo Malandrino ’13 – Luigi Cataldi Madonna

Montepulciano d’Abruzzo Marina Cvetic ’13 – Masciarelli

Montepulciano d’Abruzzo Nativae ’14 – Tenuta Ulisse

Montepulciano d’Abruzzo Podere Castorani Ris. ’10 – Castorani

Montepulciano d’Abruzzo S. Clemente Ris. ’12 – Ciccio Zaccagnini

Montepulciano d’Abruzzo Spelt Ris. ’11 – La Valentina

Trebbiano d’Abruzzo ’12 – Valentini

Trebbiano d’Abruzzo V. di Capestrano ’13 – Valle Reale

 

Umbria (10)

Partiamo dalla cima, ovvero dal primo posto del podio, quello dei Tre Bicchieri. Il numero dei premiati è 10. Ma considerare solo il vertice della classifica non rende merito dell’effettivo panorama della regione, che è fatto di tanto buon vino, cantine che meritano di essere conosciute e territori che si stanno valorizzando sempre più, e non solo quelli tradizionalmente vocati alla vitivinicoltura.

Tra i rossi il sontuoso Torgiano Rubesco Riserva Vigna Monticchio ’10 Lungarotti, è in annata di grazia. Poi c’è Montefalco, ovviamente, a dominare la scena: una zona che esprime una quantità significativa, capace di legare territorio e varietà. Il Sangrantino non è andato al massimo, ma tutta l’area dimostra carattere e maturità crescenti, oltre che una interessante diversificazione stilistica che dà conto del lavoro che si sta facendo in questa regione.

Poi ci sono i bianchi, che negli ultimi hanno hanno riscoperto torroir storici, come Orvieto, che dà segnali di rinascita incoraggianti. Quest’anno la zona (eccezion fatta per il solito Cervaro della Sala) non ha espresso vini di vertice, però il percorso è tracciato e nelle ultime edizioni ne abbiamo dato ampia testimonianza. Mentre un’altra storia di bianchi di grande fascino è quella del Trebbiano Spoletino, a segno quest’anno con un superlativo Trebium ’14 di Filippo Antonelli.

 

Cervaro della Sala ’13 – Castello della Sala

Montefalco Sagrantino ’12 – Fattoria Colleallodole

Montefalco Sagrantino ’11 – Perticaia

Montefalco Sagrantino ’11 – Romanelli

Montefalco Sagrantino ’10 – Scacciadiavoli

Montefalco Sagrantino Campo alla Cerqua ’11 – Giampaolo Tabarrini

Montefalco Sagrantino Collenottolo ’11 – Tenuta Bellafonte

Montefalco Sagrantino Collepiano ’11 – Arnaldo Caprai

Spoleto Trebbiano Spoletino Trebium ’14 – Antonelli – San Marco

Torgiano Rosso V. Monticchio Ris. ’10 – Lungarotti

 

Emilia Romagna (12)

L’Emilia Romagna è un mosaico di ricchezza e diversità. Partiamo da nord, con i Colli Piacentini, quattro valli parallele dove gli artigiani sono gli attuali protagonisti del panorama vitivinicolo, mentre le due cooperative e le aziende più strutturate faticano a mettere a fuoco una lettura territoriale e identitaria. Proseguendo si arriva nel mondo del Lambrusco, che sta cambiando la filosofia del suo modello produttivo: non più un vino di marchio ma un vino di territorio. Un nuovo racconto alimentato da tutta la filiera che sta alzando la qualità dei vini e costruendo un’identità più chiara e leggibile dall’esterno. Il Sorbara è il traino e ancora una volta quella di Bomporto si afferma come comunità guida.

Piccoli segnali dai Colli Bolognesi che hanno raccolto la sfida della nuova Doc Pignoletto e hanno alzato il livello. Una vera e propria rinascita è alle porte. L’ultima tappa è la Romagna, 150 chilometri di valli e diversità ben descritte dalle sottozone codificate nella Doc Romagna Sangiovese. Anche qui sono le nuove leve a esprimere le cose più interessanti e la lettura territoriale dei piccoli artigiani è il patrimonio più prezioso della regione. Le aziende storiche fanno difficoltà ad adattare i vecchi canoni produttivi e alcuni grandi nomi sono spiazzati dal confronto con le espressioni territoriali più pure. Mentre le cantine cooperative stanno producendo vini semplici e popolari di grande qualità e territorialità.

È probabilmente nel Sangiovese Superiore il futuro della Romagna e la maggiore conoscenza dei territori e la specializzazione dei produttori ha evidenziato i limiti della aree meno vocate al Riserva. È una consapevolezza necessaria per crescere ancora.

Sempre più convincenti i vini bianchi a base di albana, che comincia finalmente a esprimere le sue grandi potenzialità.

 

Lambrusco di Sorbara del Fondatore ’14 – Cleto Chiarli Tenute Agricole

Lambrusco di Sorbara Rito ’14 – Zucchi

Lambrusco di Sorbara Secco Omaggio a Gino Friedmann FB ’14 – Cantina Sociale di Carpi e Sorbara

Lambrusco di Sorbara V. del Cristo ’14 – Cavicchioli U. & Figli

Reggiano Lambrusco Concerto ’14 – Ermete Medici & Figli

Romagna Albana Secco Neblina ’14 – Giovanna Madonia

Romagna Sangiovese I Probi di Papiano Ris. ’12 – Villa Papiano

Romagna Sangiovese Sup. Assiolo ’13 – Costa Archi

Romagna Sangiovese Sup. Avi Ris. ’11 – San Patrignano

Romagna Sangiovese Sup. Gemme ’14 – Torre San Martino

Romagna Sangiovese Sup. Il Sangiovese ’14 – Noelia Ricci

Romagna Sangiovese Sup. V. del Generale Ris. ’12 – Fattoria Nicolucci

 

 

Marche (19)

175 diverse aziende e quasi 1000 vini. Queste le cifre delle batterie d’assaggio per le Marche. Cifre che danno conto di una regione per cui la vitivinicoltura è cosa seria. La qualità media è in crescita costante con il campione della regione, il Verdicchio dei Castelli di Jesi, che fa da traino per l’elenco (sempre più lungo) dei Tre Bicchieri. Facile con un millesimo come il 2013 che ha dato uve eccelse. Le aziende storiche le hanno trasformate in vini indimenticabili. Così la famiglia Sparapani, che ha bissato il premio dello scorso anno, e Leo Felici e la Tenuta di Tavignano, tra i più ispirati e costanti della denominazione, che conquistano l’ennesimo massimo riconoscimento. Ma c’è anche una new entry: il sorprendente Qudì di Roberto Venturi.

Cala il peso di Matelica sul primo posto del podio, ma il complesso è vitale e con una spiccata identità territoriale, con Belisario e Collestefano a rappresentare due interpretazioni opposte ma complementari.

Il Piceno cresce nella sua vocazione bianchista grazie al Pecorino di Offida, con due allori.

Sui rossi montepulciano e sangiovese, uniti nella denominazione Piceno, danno vita a tre grandi vini contemporanei, che uniscono piacevolezza, raffinata trama tannica e complessità. E torna al massimo riconoscimento anche Oasi degli Angeli con il maestoso Kupra. Raddoppia invece il maceratese con il Pollenza che punta sui vitigni internazionali, e La Murola con un elegante Montepulciano, interessante in quanto fuori dai terroir classici del vitigno.

 

Castelli di Jesi Verdicchio Cl. Villa Bucci Ris. ’13 – Bucci

Il Pollenza ’12 – Il Pollenza

Kupra ’12 – Oasi degli Angeli

Offida Pecorino Artemisia ’14 – Tenuta Spinelli

Offida Pecorino Donna Orgilla ’14 – Fiorano

Piceno Morellone ’10 – Le Caniette

Rosso Piceno Sup. Roccaviva ’12 – Terre Cortesi Moncaro

Rosso Piceno Sup. Roggio del Filare ’12 – Velenosi

Teodoro ’12 – Muròla

Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Il Cantico della Figura Ris. ’12 – Andrea Felici

Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Stefano Antonucci Ris. ’13 – Santa Barbara

Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Grancasale ’13 – CasalFarneto

Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Il Priore ’13 – Sparapani – Frati Bianchi

Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Misco ’14 – Tenuta di Tavignano

Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Podium ’13 – Gioacchino Garofoli

Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Qudì ’13 – Roberto Venturi

Verdicchio dei Castelli di Jesi Cl. Sup. Vecchie Vigne ’13 – Umani Ronchi

Verdicchio di Matelica Cambrugiano Ris. ’12 – Belisario

Verdicchio di Matelica Collestefano ’14 – Collestefano

 

Campania (21)

Dalle vigne a 700 metri di quota sull’Appennino a quelle a strapiombo della Costa d’Amalfi, passando per i terroir vulcanici del Vesuvio e di Roccamonfina fino alle sabbie vulcaniche dei Campi Flegrei, poche altre terre offrono una simile ricchezza di situazioni vocate. E poi le uve: l’aristocratico fiano, il greco con la sua ricchezza, la falanghina, la biancolella delle isole dal fascino mediterraneo, e poi tra i rossi l’aglianico, il per’ ’e palummo, e infine il pallagrello bianco e nero e il rosso casavecchia, che hanno segnato la rinascita del Casertano. Se non basta questo a delineare un panorama in pieno fermento, si aggiunga l’avvicendamento sul podio di aziende vecchie e nuove. Ben 50 i vini in finale, con 20 che hanno raggiunto il vertice dei Tre Bicchieri.

Una volta era solo l’Avellinese il riferimento per la produzione di qualità, oggi però è affiancato stabilmente dalle altre zone, anche se detiene quasi la metà dei premi assegnati: Fiano d’Avellino (quattro premi, di cui due del 2013), Greco di Tufo (anche qui due dei quattro premiati sono 2013) e Taurasi (due vini). Poi c’è il Sannio, con quattro ottimi bianchi a base di falanghina, eccellente nelle ultime vendemmie, che regala vini dal bel nerbo acido, sapidi e particolarmente convenienti. E infatti il premio per il Miglior Rapporto Qualità Prezzo per questa guida va al Sannio Falanghina Svelato ’14 (buona annata per i bianchi del Sannio).

Tanti consensi e tre premi per i vini della Costa d’Amalfi, che vanno a Raffaele Palma, Marisa Cuomo e a Tenuta San Francesco, che entra così nel gotha dell’enologia campana, insieme all’avellinese Fonzone e alla sannita Torre a Oriente. Cresce anche il Casertano: tre premi ad aziende ormai consolidate, con due Pallagrello ’13, e, per i rossi, il Terra di Lavoro 2013 di Galardi.

Chiudiamo con un bianco da uve fiano, da una vigna a quasi 600 metri nel parco nazionale del Cilento, il Pian di Stio ‘13 di San Salvatore.

 

Costa d’Amalfi Bianco Per Eva ’13 – Tenuta San Francesco

Costa d’Amalfi Bianco Puntacroce ’14 – Raffaele Palma

Costa d’Amalfi Furore Bianco Fiorduva ’14 – Marisa Cuomo

Fiano di Avellino ’14 – Colli di Lapio

Fiano di Avellino ’13 – Rocca del Principe

Fiano di Avellino 22 ’13 – Villa Raiano

Fiano di Avellino Clos d’Haut ’13 – Villa Diamante

Greco di Tufo ’13 – Fonzone

Greco di Tufo ’14 – Pietracupa

Greco di Tufo Claudio Quarta ’13 – Sanpaolo Magistravini di Claudio Quarta

Greco di Tufo V. Cicogna ’14 – Benito Ferrara

Le Sèrole Pallagrello Bianco ’13 – Terre del Principe

Pallagrello Bianco Caiatì Morrone ’13 – Alois

Pian di Stio ’14 – San Salvatore

Sannio Falanghina Biancuzita ’12 – Torre a Oriente

Sannio Falanghina Janare ’14 – La Guardiense

Sannio Falanghina Svelato ’14 – Terre Stregate

Sannio Taburno Falanghina ’14 – Fontanavecchia

Taurasi ’10 – Contrade di Taurasi

Taurasi ’07 – Perillo

Terra di Lavoro ’13 – Galardi

 

 

Friuli Venezia Giulia (24)

24 Tre Bicchieri e oltre metà per vini del 2014: i produttori del Friuli Venezia Giulia sanno il fatto loro se hanno saputo interpretare la vendemmia passata con questi risultati. Ovviamente ad appannaggio dei bianchi, a parte il caso isolato del Sacrisassi ’13. Sono tanti, differenti per tipologie di vinificazione e vitigni. Tra i Tre Bicchieri c’è anche il miglior Bianco dell’Anno: il Friulano 14 di Schioppetto, un indiscusso pioniere della vitivinicoltura regionale di qualità, che proprio cinquant’anni fa imbottigliava le sue prime etichette.

Conferma la bella prestazione dello scorso anno l’ultima vendemmia del Pinot Bianco, in diverse aree della regione: nel Collio, sui Colli Orientali e nelle Grave. Unanimi consensi anche per la Malvasia Istriana sia per la freschezza di alcune versioni, come il Collio di Doro Princic e Ronco dei Tassi, sia per la fragranza di altre più elaborate, come Kante e de Il Carpino di annate precedenti. Conferme e new entry per lo Chardonnay, per il Pinot Grigio e la Ribolla Gialla di Oslavia. Conferma il Sauvignon con una batteria ridotta a causa di questioni legali in corso al momento dell’assaggio su alcune aziende, per le quali si è preferito sospendere il giudizio. Chiudiamo con il vitigno più nobile: il Picolit ’08, nella splendida interpretazione di Adriano Gigante.

 

Braide Alte ’13 – Livon

Collio Bianco Broy ’14 – Eugenio Collavini

Collio Friulano ’14 – Russiz Superiore

Collio Friulano ’14 – Schiopetto

Collio Malvasia ’14 – Doro Princic

Collio Malvasia ’14 -Ronco dei Tassi

Collio Pinot Bianco ’14 – Castello di Spessa

Collio Pinot Bianco ’14 – Franco Toros

Collio Pinot Grigio ’14 – Branko

Collio Ribolla Gialla di Oslavia Ris. ’11 – Primosic

FCO Chardonnay Spìule ’13 – Tenuta di Angoris

FCO Picolit ’08 – Adriano Gigante

FCO Pinot Bianco ’14 – Torre Rosazza

FCO Pinot Bianco Myò ’14 – Zorzettig

FCO Rosso Sacrisassi ’13 – Le Due Terre

FCO Sauvignon Zuc di Volpe ’14 Volpe Pasini

Friuli Grave Pinot Bianco ’14 – Le Monde

Friuli Isonzo Chardonnay Ciampagnis Vieris ’13 – Vie di Romans

Friuli Isonzo Pinot Grigio Gris ’13 – Lis Neris

Malvasia ’11 – Il Carpino

Malvasia ’12 – Kante

Ribolla Gialla ’07 – Gravner

Rosazzo Bianco ’13 – Ronchi di Manzano

Vintage Tunina ’13 – Jermann

 

Veneto (36)

Il Veneto è una delle regioni più importanti per il vino di qualità, forte di denominazioni che non conoscono crisi, come Prosecco o Amarone della Valpolicella, e di tante piccole e grandi denominazioni dove i produttori si sono imposti standard qualitativi molto alti. La glera occupa la maggior parte delle vigne orientali, poi lascia spazio alle varietà bordolesi, da secoli presenti in gran parte del Veneto centrale. Nella provincia di Verona le uve tradizionali sono tantissime, dalla garganega a Soave e Gambellara fino alla corvina e il cortese sulle sponde del Garda.

Il Prosecco è uno straordinario traino per tutto il comparto, ma colpiscono per qualità e continuità anche aziende che puntano sulle varietà bordolesi: Serafini & Vidotto sul Montello, Piovene Porto Godi sui Colli Berici, Emo Capodilista sugli Euganei e i cugini Zonta a Breganze danno l’idea di come merlot e cabernet ben si sposino a questa parte di regione. L’ottima vendemmia 2013 ha dato risultati di livello a Soave, e insieme alle aziende storiche c’è la new entry di quest’anno, Marcato.

In Valpolicella molte novità, con il ritorno sul gradino più alto del podio di aziende che da qualche anno mancavano e la presenza di produttori che si aggiudicano i Tre Bicchieri per la prima volta, come la piccola Villa Spinosa, o I Campi, non al primo riconoscimento, ma per la prima volta premiata con un rosso. Ci sono poi grandi risultati da denominazioni meno ingombranti, il Custoza Ca’ del Magro di Monte del Frà e il Bardolino de Le Vigne di San Pietro, e poi ancora il piccolo ma straordinario mondo di vini dolci, in cui svettano ancora una volta il Cristina di Roeno e l’Alpianae di Vignalta. Il premio di Azienda dell’Anno quest’anno va a un’azienda veneta, Allegrini, per la capacità imprenditoriale e qualitativa che ha saputo infondere in ogni progetto, bandiera del Made in Italy nel mondo.

 

Amarone della Valpolicella ’10 – Marion

Amarone della Valpolicella Campo dei Gigli ’11 – Tenuta Sant’Antonio

Amarone della Valpolicella Cl. ’11 – Allegrini

Amarone della Valpolicella Cl. ’07 – Cav. G. B. Bertani

Amarone della Valpolicella Cl. ’06 – Giuseppe Quintarelli

Amarone della Valpolicella Cl. Campolongo di Torbe ’09 – Masi

Amarone della Valpolicella Cl. Casa dei Bepi ’10 – Viviani

Amarone della Valpolicella Cl. Monte Ca’ Bianca ’10 – Lorenzo Begali

Amarone della Valpolicella Cl. Sergio Zenato Ris. ’09 – Zenato

Amarone della Valpolicella Cl. Vign. di Ravazzol ’11 – Ca’ La Bionda

Amarone della Valpolicella Cl. Vign. Sant’Urbano ’11 – Viticoltori Speri

Bardolino ’14 – Le Vigne di San Pietro

Breganze Cabernet Vign. Due Santi ’12 – Vigneto Due Santi

Cartizze V. La Rivetta – Villa Sandi

Colli Berici Cabernet Vign. Pozzare ’12 – Piovene Porto Godi

Colli Euganei Cabernet Sauvignon Ireneo ’12 – Conte Emo Capodilista La Montecchia

Colli Euganei Fior d’Arancio Passito Alpianae ’12 – Vignalta

Cristina V. T. ’12 – Roeno

Custoza Sup. Amedeo ’13 – Cavalchina

Custoza Sup. Ca’ del Magro ’13 – Monte del Frà

Lugana Molceo Ris. ’13 – Ottella

Montello e Colli Asolani Il Rosso dell’Abazia ’12 – Serafini & Vidotto

Soave Cl. Ca’ Visco ’14 – Coffele

Soave Cl. Calvarino ’13 – Leonildo Pieropan

Soave Cl. Le Bine de Costiola ’13 – Tamellini

Soave Cl. Monte Alto ’13 – Ca’ Rugate

Soave Cl. Pigno ’13 – Marcato

Soave Cl. Staforte ’13 – Graziano Prà

Soave Sup. Il Casale ’14 – Agostino Vicentini

Valdobbiadene Brut Prior ’14 – Bortolomiol

Valdobbiadene Brut Rive di Col San Martino Cuvée del Fondatore Graziano Merotto ’14 – Merotto

Valdobbiadene Brut V. V. ’14 – Ruggeri & C.

Valpolicella Cl. Sup. Ripasso Jago ’11 – Villa Spinosa

Valpolicella Cl. Sup. Ripasso Pojega ’13 – Guerrieri Rizzardi

Valpolicella Sup. ’13 – Musella

Valpolicella Sup. Ripasso Campo Ciotoli ’13 – I Campi

 

Piemonte (75)

Il Piemonte, il grande Piemonte del vino, non si riduce alle diverse denominazioni relative allo straordinario vitigno nebbiolo: vi sono distretti enologici di notevole interesse e valore e, in sintonia con questo pensiero, quest’anno ci piace esordire evidenziando i quattro Tre Bicchieri assegnati al Timorasso. Un’uva nelle cui potenzialità abbiamo sempre creduto. E non solo, abbiamo dato fiducia e visibilità a tutto il gruppo di produttori, capitanati da Walter Massa, che ne hanno espresso al meglio il carattere.

Anche quest’anno, la ricerca continua delle nuove eccellenze si concretizza con alcune significative new entry, molte delle quali caratterizzate anche da prezzi di assoluta ragionevolezza: Rizzi, con un ottimo Barbaresco Boito Riserva ’10; Mazzoni, che ha presentato un Ghemme dei Mazzoni ’12 che ben figura nell’Olimpo dei grandi vini del Nord Piemonte; Gaggino, con un Ovada Convivio ’13 che testimonia, una volta di più, l’alta vocazione dell’Ovadese per il vitigno dolcetto; Gianni Doglia, che, con una succosa e complessa Barbera d’Asti Superiore Genio ’12, conquista il primo Tre Bicchieri e Giovanni Corino che, con un affascinante Barolo Giachini ’11, ottiene il suo primo alloro dai tempi della separazione professionale con il fratello Renato.

Come contraltare ai nuovi premi assegnati, troviamo doveroso ripercorrere la regione attraverso la mappa di alcuni dei massimi riconoscimenti assegnati alle griffe di fama planetaria, aziende che onorano il Made in Italy tutto. Sono aziende come Giacomo Conterno, Gaja, Bruno Giacosa, Vietti, Pio Cesare, Elio Altare, per citarne solo alcune, che continuano a tenere alto il vessillo del loro terroir nel mondo. Infine è a un infaticabile lavoratore, Giulio Grasso dell’azienda Ca’ del Baio, che va il premio di Viticoltore dell’anno. È questo panorama, fatto di novità e molte meritate conferme, che accredita il Piemonte come un punto fermo della produzione vitivinicola nazionale e mondiale.

 

Alta Langa Brut Zero Cantina Maestra ’09 – Enrico Serafino

Barbaresco Albesani S. Stefano ’12 – Castello di Neive

Barbaresco Asili ’12 – Ca’ del Baio

Barbaresco Asili ’12 – Bruno Giacosa

Barbaresco Boito Ris. ’10 – Rizzi

Barbaresco Crichët Pajé ’06 – I Paglieri – Roagna

Barbaresco Gallina ’11 – Piero Busso

Barbaresco Marcorino ’12 – Cantina del Glicine

Barbaresco Ris. ’10 – Sottimano

Barbaresco Serraboella ’11 – F.lli Cigliuti

Barbera d’Asti Pomorosso ’12 – Coppo

Barbera d’Asti Sup. Genio ’12 – Gianni Doglia

Barbera d’Asti Sup. La Mandorla ’13 – Luigi Spertino

Barbera d’Asti Sup. Nizza ’12 – Tenuta Olim Bauda

Barbera d’Asti Sup. Nizza A Luigi Veronelli ’12 – Brema

Barbera d’Asti Sup. Nizza La Court ’12 – Michele Chiarlo

Barbera del M.to Sup. Bricco Battista ’12 – Giulio Accornero e Figli

Barbera del M.to Sup. Le Cave ’13 – Castello di Uviglie

Barolo ’11 – Bartolo Mascarello

Barolo Acclivi ’11 – G. B. Burlotto

Barolo Bric dël Fiasc ’11 – Paolo Scavino

Barolo Bricco Rocche ’11 – Ceretto

Barolo Broglio ’11 – Schiavenza

Barolo Brunate ’11 – Mario Marengo

Barolo Brunate ’11 – Giuseppe Rinaldi

Barolo Bussia ’11 – Giacomo Fenocchio

Barolo Cannubi ’11 – Poderi Luigi Einaudi

Barolo Cannubi ’11 – Marchesi di Barolo

Barolo Cannubi ’11 – E. Pira & Figli – Chiara Boschis

Barolo Cannubi Boschis ’11 – Luciano Sandrone

Barolo Cerviano ’10 – Abbona

Barolo Gallinotto ’11 – Mauro Molino

Barolo Gattera ’11 – Gianfranco Bovio

Barolo Giachini ’11 – Giovanni Corino

Barolo Gramolere ’11 – F.lli Alessandria

Barolo Liste ’10 – Giacomo Borgogno & Figli

Barolo Marenca ’11 – Luigi Pira

Barolo Monfortino Ris. ’08 – Giacomo Conterno

Barolo Monprivato ’10 – Giuseppe Mascarello e Figlio

Barolo Ornato ’11 – Pio Cesare

Barolo Parafada ’11 – Massolino

Barolo Prapò ’11 – Ettore Germano

Barolo Rapet ’11 – Ca’ Rome’

Barolo Ravera ’11 – Elvio Cogno

Barolo Resa 56 ’11 – Brandini

Barolo Rocche dell’Annunziata ’11 – Renato Corino

Barolo Rocche di Castiglione ’11 – Vietti

Barolo S. Rocco ’11 – Azelia

Barolo Sarmassa ’11 – Giacomo Brezza & Figli

Barolo Sottocastello di Novello ’10 – Ca’ Viola

Barolo V. Lazzairasco ’11 – Guido Porro

Barolo V. Rionda Ester Canale Rosso ’11 – Giovanni Rosso

Barolo Villero ’11 – Brovia

Carema Et. Bianca Ris. ’11 – Cantina dei Produttori

Nebbiolo di Carema Carema Et. Nera ’11 – Ferrando

Colli Tortonesi Timorasso Filari di Timorasso ’12 – Luigi Boveri

Colli Tortonesi Timorasso Il Montino ’13 – La Colombera

Colli Tortonesi Timorasso Pitasso ’13 – Claudio Mariotto

Dogliani Sup. San Bernardo ’12 – Anna Maria Abbona

Dolcetto di Ovada Sup. Du Riva ’12 – Tacchino

Gattinara Osso S. Grato ’11 – Antoniolo

Gavi del Comune di Gavi Minaia ’14 – Nicola Bergaglio

Gavi Minaia ’14 – Franco M. Martinetti

Ghemme dei Mazzoni ’12 – Tiziano Mazzoni

Ghemme V. Pellizzane ’10 – Torraccia del Piantavigna

Langhe Larigi ’13 – Elio Altare

Langhe Nebbiolo Sperss ’11 – Gaja

Ovada Convivio ’13 – Gaggino

Roero Gepin ’11 – Stefanino Costa

Roero Mombeltramo Ris. ’11 – Malvirà

Roero Mompissano Ris. ’12 – Cascina Ca’ Rossa

Roero Printi Ris. ’11 – Monchiero Carbone

Roero Sudisfà Ris. ’12 – Negro Angelo e Figli

Roero Valmaggiore Ris. ’12 – Cascina Chicco

Sterpi ’13 – Vigneti Massa

 

 

Toscana (79)

Con i suoi 79 Tre Bicchieri quest’anno la Toscana è la regione più premiata dalla Guida Vini. Una regione che può contare su straordinari territori e tanti bravi produttori, capaci di raccontare un mosaico produttivo fatto di aziende grandi, a volte grandissime, come di piccole. A ribadire che la quantità prodotta non andrebbe mai, in modo preconcetto, contrapposta alla qualità. La 2010 è stata un’annata meravigliosa a Montalcino, e consegna un numero significativo di vini Tre Bicchieri: ben 18 i premiati, dai più strutturati delle zone più calde ai più esili della zona Nord, dai più tradizionali ai più moderni, tutti buonissimi.

Il Chianti Classico preannuncia, con i vini d’annata, un 2013 finora passato un po’ sotto traccia, ma che a noi sembra riserverà grandi soddisfazioni: attendiamo Riserva e Gran Selezione. Per quest’anno sono 19 i vini a denominazione premiati – con annate che vanno dalle 2013, appunto, alla 2010 – più 6 Igt che per composizione potrebbero essere a loro volta vini a denominazione. Nota di merito alla zona del Nobile di Montepulciano, che dopo anni un po’ statici sembra aver trovato una strada di maggior comprensione dell’interazione tra il sangiovese e i particolari terreni argillosi della denominazione.

Sulla costa molte conferme e poche, ma molto interessanti, novità. Sono tre le aziende che conquistano per la prima volta il massimo riconoscimento – Guado al Melo, premiata anche come Cantina Emergente, Podere San Cristoforo e Bruni – arrivano tutte da lì. A raccontare una zona per niente statica, che cerca di interpretare il vino in termini contemporanei, affiancando alla struttura, che normalmente le condizioni pedoclimatiche assicurano, anche dinamismo ed eleganza.

 

Bolgheri Rosso Sup. ’12 – Podere Sapaio

Bolgheri Rosso Sup. Grattamacco ’12 – Podere Grattamacco

Bolgheri Rosso Superiore Atis ’12 – Guado al Melo

Bolgheri Sassicaia ’12 – Tenuta San Guido

Bolgheri Sup. Ornellaia ’12 – Tenuta dell’ Ornellaia

Bolgheri Sup. Rosso Castello di Bolgheri ’12 – Castello di Bolgheri

Brunello di Montalcino ’10 – Baricci

Brunello di Montalcino ’10 Biondi Santi – Tenuta Il Greppo

Brunello di Montalcino ’10 Brunelli – Le Chiuse di Sotto

Brunello di Montalcino ’10 – Canalicchio di Sopra

Brunello di Montalcino ’10 – Caprili

Brunello di Montalcino ’10 – Castello Romitorio

Brunello di Montalcino ’10 – Le Chiuse

Brunello di Montalcino ’10 – Collelceto

Brunello di Montalcino ’10 – Fattoi

Brunello di Montalcino ’10 – Fuligni

Brunello di Montalcino ’10 – Piancornello

Brunello di Montalcino ’10 – Poggio di Sotto

Brunello di Montalcino ’10 – Tenuta Le Potazzine

Brunello di Montalcino ’10 – Uccelliera

Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie ’10 – Il Marroneto

Brunello di Montalcino V. Loreto ’10 – Mastrojanni

Brunello di Montalcino V. V. ’10 – Siro Pacenti

Brunello di Montalcino V. V. ’10 – Le Ragnaie

Carmignano Ris. ’12 – Piaggia

Cepparello ’12 – Isole e Olena

Chianti Cl. ’13 – Badia a Coltibuono

Chianti Cl. ’13 – Bandini – Villa Pomona

Chianti Cl. ’13 – Borgo Salcetino

Chianti Cl. ’11 – Castell’in Villa

Chianti Cl. ’13 – Castello di Volpaia

Chianti Cl. ’12 – Le Cinciole

Chianti Cl. ’12 – Villa Le Corti

Chianti Cl. ’12 – Podere Val delle Corti

Chianti Cl. Brancaia ’13 – Brancaia

Chianti Cl. Bugialla Ris. ’12 – Fattoria Poggerino

Chianti Cl. Gran Sel. ’11 – Tenuta di Lilliano

Chianti Cl. Il Grigio da San Felice Gran Sel. ’11 – San Felice

Chianti Cl. Il Poggio Ris. ’10 – Castello di Monsanto

Chianti Cl. Il Solatio Gran Sel. ’11 – Castello d’Albola

Chianti Cl. Lamole di Lamole Et. Blu ’12 – Lamole di Lamole

Chianti Cl. Ris. ’12 – Castello di Radda

Chianti Cl. Rocca Guicciarda Ris. ’12 – Barone Ricasoli

Chianti Cl. Sergio Zingarelli Gran Sel. ’11 – Rocca delle Macìe

Chianti Cl. Villa Cerna Ris. ’12 – Famiglia Cecchi

Chianti Rufina Lastricato Ris. ’11 – Castello del Trebbio

Colline Lucchesi Tenuta di Valgiano ’12 – Tenuta di Valgiano

Cortona Syrah Il Castagno ’12 – Fabrizio Dionisio

Dedicato a Walter ’12 -Poggio al Tesoro

Do ut des ’12 – Fattoria Carpineta Fontalpino

Duemani ’12 – Duemani

Flaccianello della Pieve ’12 – Fontodi

Galatrona ’12 – Fattoria Petrolo

Grenache Oltreconfine ’13 – Bruni

I Sodi di S. Niccolò ’11 – Castellare di Castellina

Le Pergole Torte ’12 – Montevertine

Lupicaia ’11 – Castello del Terriccio

Maremma Toscana Baffo Nero ’13 – Rocca di Frassinello

Maremma Toscana Podere San Cristoforo ’13 – Podere San Cristoforo

Maremma Toscana Rocca di Montemassi ’13 – Rocca di Montemassi

Mix36 ’11 – Castello di Fonterutoli

Montecucco Sangiovese Lombrone Ris. ’11 – Colle Massari

Morellino di Scansano Calestaia Ris. ’11 – Roccapesta

Morellino di Scansano Madrechiesa Ris. ’12 – Terenzi

Nobile di Montepulciano ’12 – Avignonesi

Nobile di Montepulciano Asinone ’12 – Poliziano

Nobile di Montepulciano I Quadri ’12 – Bindella

Nobile di Montepulciano Il Nocio ’11 – Poderi Boscarelli

Nobile di Montepulciano Ris. ’11 – Tenute del Cerro

Nobile di Montepulciano Salco ’11 – Salcheto

Oreno ’12 – Tenuta Sette Ponti

Orma ’12 – Podere Orma

Paleo Rosso ’12 – Le Macchiole

Petra Rosso ’12 – Petra

Terre di Pisa Nambrot ’12 – Tenuta di Ghizzano

Tramonto d’Oca ’10 – Poggio Bonelli

Vernaccia di S. Gimignano Carato ’11 – Montenidoli

Vernaccia di S. Gimignano l’Albereta Ris. ’12 – Il Colombaio di Santa Chiara

Vin Santo di Carmignano Ris. ’08 – Tenuta di Capezzana

 

 

Premi Speciali

 

ROSSO DELL’ANNO

Etna Rosso V. Barbagalli 2012 – Pietradolce

 

Vino di straordinaria complessità e finezza, il Vigna Barbagalli ’12 è sfaccettato e profondo al naso, dove si alternano frutti rossi, mineralità, spezie, tabacco e sentori balsamici; lunghissima e nitida la bocca, in cui il frutto ritorna nel lungo finale in tutta la sua elegante sensualità.

 

BIANCO DELL’ANNO

Collio Friulano 2014 – Schiopetto

 

Altra performance invidiabile di tutta la parata ma soprattutto del Friulano ’14, che ha riconquistato i Tre Bicchieri e insieme il premio di Bianco dell’Anno, in virtù degli univoci apprezzamenti in entrambe le sedute di selezione. Ricco, complesso e armonico sia all’olfatto sia al palato, regala suggestioni di frutta matura, miele chiaro e fieno fiorito…

BOLLICINE DELL’ANNO

Franciacorta Dosage Zéro Noir Vintage Collection Riserva 2006 – Ca’ del Bosco

 

Quarantesimo Tre Bicchieri in carriera a Ca’ del Bosco con uno straordinario Dosage Zéro Noir Riserva ’06 della linea Vintage Collection. Oltre otto anni di maturazione sui lieviti regalano a questo Blanc de Noirs una profondità e una complessità straordinarie, che ne fanno un riferimento qualitativo assoluto. Una prestazione magistrale che gli fa valere il premio di Bollicine dell’Anno.

DOLCE DELL’ANNO

Valle d’Aosta Chambave Moscato Passito Prieuré 2013 – La Crotta di Vegneron

 

Ha un colore dorato brillante e l’ampiezza del bagaglio olfattivo è sorprendente: apre sulle note della pesca e dell’albicocca per virare poi su nuance floreali, di timo, e infine sulla frutta secca. Al palato concentrazione di frutto, dolcezza, ma soprattutto freschezza e grandissima eleganza. Da non perdere.

 

CANTINA DELL’ANNO

Allegrini

 

Marilisa e Franco Allegrini hanno saputo portare l’azienda fondata da papà Giovanni a essere una delle punte di diamante dell’enologia nazionale, sviluppandosi ben oltre i confini regionali e al tempo stesso rimanendo fortemente legata al territorio d’origine. Sono più di cento ormai gli ettari di vigneto in Valpolicella, distribuiti lungo i pendii meglio esposti della denominazione, rifuggendo dai fondovalle e, anzi, inseguendo la freschezza che solo l’alta collina può donare, per una produzione solida e di grande integrità.

MIGLIOR RAPPORTO QUALITÀ PREZZO

Falanghina del Sannio Svelato 2014 – Terre Stregate

 

La Falanghina Svelato con l’annata 2014 si aggiudica di prepotenza i Tre Bicchieri e il premio per il Miglior Rapporto Qualità Prezzo e si avvia a diventare un classico non solo del territorio ma dell’enologia campana. Ha un colore paglierino verdolino brillante, naso intenso e ricco che richiama la rosa, il frutto giallo, le spezie e la vaniglia. Al palato è ampia, prorompente e chiude lunga, fresca e vitale su suggestioni agrumate.

VITICOLTORE DELL’ANNO

Giulio Grasso, Ca’ del Baio

 

Giulio Grasso è un autentico viticoltore, un uomo che vive i ritmi della natura, della campagna, praticamente in simbiosi con le sue vigne. Se la sua produzione spazia dai vini bianchi ai rossi del territorio, sono però i sui Barbaresco dei cru Pora, Asili e Vallegrande i vino che lo rappresentano fino in fondo. Lui ma soprattutto il suo legame con la terra. E questi valori Giulio li sta trasmettendo alle figlie Paola, Valentina e Federica che lo affiancano in azienda.

CANTINA EMERGENTE

Guado al Melo

 

La cantina di Michele Scienza è stata la rivelazione dell’anno a Bolgheri, con una batteria di vini che va dal molto buono all’eccellente. I diciassette ettari di vigna sono coltivati con cura maniacale per qualità e sostenibilità, mentre in cantina il lavoro è sostanzialmente artigianale e poco invasivo. Le varietà allevate sono diverse, alcune in rappresentanza della tradizione mediterranea e caucasica. Una specie di “collezione”, dominata comunque dalle classiche uve bolgheresi.

PREMIO PER LA VITIVINICOLTURA SOSTENIBILE

Manincor

 

Sophie e Michael Goëss-Enzemberg conducono l’azienda di famiglia a Caldaro, cinquanta ettari di proprietà suddivisi in cinque poderi condotti seguendo i dettami dell’agricoltura biodinamica, con la vigile e precisa collaborazione con Helmut Zozin. Tutto gravita attorno al concetto di qualità, non solo da intendersi come qualità organolettica dei vini, peraltro ineccepibile, ma anche come qualità e rispetto per l’ambiente, tanto in campagna quanto all’interno della bella cantina che si sviluppa sotto ai vigneti.

I nostri tre bicchieri 2016

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